1: Tradizionalmente, si pensa all’artigiano come a un uomo che realizza un manufatto mettendo all’opera la sua abilità nell’uso di diversi attrezzi, capace di comprendere bisogni e necessità di committenti, nonché di trattare con essi e con fornitori, collaboratori, autorità e, in generale, con quanti, per un motivo o per l’altro, interagiscono col loro lavoroi. Egli, come progettista ed imprenditore di se stesso, decide sulle diverse fasi in cui il suo lavoro va portato a termine, sui tempi e modi di esecuzione. Se viene lasciato libero e possiede le qualità adatte, il risultato può attingere qualità artistica, il che vuol dire toccare la sfera dei valori estetici e intellettuali, esprimere significati oltre che possibilità di usi convenzionali. In tal caso, l’artefice si confonderà con il professionista di un’arte libera…(Ved. articolo…)
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Cap.3 del libro:ARTIGIANATO INDUSTRIALE(Creatività artigiana,potenza dell’industria)(di E. Petaccia)
(Estratto dal saggio ARTiGIANATO INDUSTRIALE , di E.Petaccia)
Cap.3:L’artigianato e l’industria
1.3:La macchina nelle azioni strumentali.Possibilità e realtà
Quando dalle azioni della vita comune,dominate da percezioni di ogni genere informate da giudizi,si passa a quelle che osserviamo compiere dalle macchine,colpisce anzitutto la circostanza della possibilità di una esatta previsione del loro decorso. Fin quando ci si limiti all’attività di macchine in sé e per sé,il lavoro si riduce a spostamenti, avvicinamenti e allontanamenti, di corpi, descrivibili con tutta l’esattezza che deriva loro dall’appartenere al regno delle grandezze spaziali, lasciando alle relazioni causa-effetto, dominanti nel mondo naturale,di fare il resto. Questo è il lavoro dal punto di vista della macchina, un fascio di possibili operazioni entro cui si determina la scelta umana verso quelle ritenute utili che diventano effettive.(Continua….)