Riassumiamo l’argomento dello scritto. La didattica non si risolve nella trasmissione di informazioni ad ascoltatori passivi ma chiama in causa un complesso sistema di interessi sui quali possono far conto programmatori e docenti, allievi e genitori, amministratori e valutatori. Mettere al centro del processo didattico l’allievo significa dunque .che la didattica può rendere effettivi i suoi propositi soltanto conferendo l’importanza dovuta alle disposizioni naturali del discente il quale apprende anche per il semplice fatto di vivere. Per volgere queste forze native insediate nell’allievo, all’apparenza divergenti, verso un obiettivo comune, razionale, l’insegnante deve inquadrare la sua disciplina in un nuovo, e più vasto, compito conoscitivo riferito all’intero mondo di fatti nel quale si compie l’educazione del fanciullo, quindi a inquadrare il suo lavoro insieme con quello di coloro che cooperano con lui.(VEDI ARTICOLO)
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L’ARTE DEL COMANDO ( Considerazioni sulla motivazione e sulla funzione direttiva ) ( A. Tommasi )
1. Il rapporto parti-tutto come problema intellettuale e pratico
Poiché nel seguito tratteremo il problema dell’organizzazione esclusivamente dal punto di vista degli aggregati umani, ci sia concesso, a modo di premessa, una digressione utile peraltro a inquadrare meglio il nostro problema.
Ritroviamo l’idea di organizzazione in molti settori di studio che possono andare dal biologico, allo psicologico, al chimico, ecc. e, in tutti questi casi, mette in discussione la legittimità dell’applicazione esclusiva dei metodi analitici nella trattazione dei problemi di conoscenza o di quelli di natura pratica. (Ved. articolo…)
LE TEORIE SUL CURRICOLO E IL LAVORO DI TEAM ( Il curricolo e l’organizzazione del lavoro ) ( A. Landi )
1. Contraddizioni delle pratiche distinte dalla loro razionalizzazione
Si ritiene benemerito parlar male della burocrazia, per la sua generosa effusione di norme, la mania autorizzatrice, la tendenza a voler mettere in fila dinanzi ai suoi sportelli il frettoloso uomo dell’oggi. Da qui l’accusa di essere la causa di tutte le lentezze e disfunzioni. Tuttavia, riconoscendo che le accuse sono meritate, dobbiamo far notare che si trascura di accennare alla malattia che essa vorrebbe curare e anche impedire di manifestarsi e diffondersi: quella di volere cose contraddittorie, come trovare rifugio nella folla e fare il proprio comodo, sprizzare frasi generiche ed enunciazioni di principio sulla giustizia soltanto per coprire il perseguimento di interessi tanto meno confessabili quanto più sono privati e di nessun altro. Così, nella scuola e nel lavoro e, temiamo, in tutti i lavori, la norma scende dall’alto a fornire un metro di giudizio a coloro che sono propensi a fare metro se stessi e rimettere le cose a posto, il che vuol dire far marciare la macchina senza che le parti si mettano in testa di poter fare da sole.(Continua…)