Riassumiamo l’argomento dello scritto. La didattica non si risolve nella trasmissione di informazioni ad ascoltatori passivi ma chiama in causa un complesso sistema di interessi sui quali possono far conto programmatori e docenti, allievi e genitori, amministratori e valutatori. Mettere al centro del processo didattico l’allievo significa dunque .che la didattica può rendere effettivi i suoi propositi soltanto conferendo l’importanza dovuta alle disposizioni naturali del discente il quale apprende anche per il semplice fatto di vivere. Per volgere queste forze native insediate nell’allievo, all’apparenza divergenti, verso un obiettivo comune, razionale, l’insegnante deve inquadrare la sua disciplina in un nuovo, e più vasto, compito conoscitivo riferito all’intero mondo di fatti nel quale si compie l’educazione del fanciullo, quindi a inquadrare il suo lavoro insieme con quello di coloro che cooperano con lui.(VEDI ARTICOLO)
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PIAGET, LA LOGICA E L’ESPERIENZA ( Lo sviluppo dell’ intelligenza secondo Piaget ) E. Petaccia
1.Percepire e giudicare
Possiamo immaginare che esista un momento della conoscenza il cui il mondo viene appreso così com’è, senza le distinzioni introdotte dal giudizio, un momento in cui soggetto e oggetto, invece di distinguersi e contrapporsi, quasi sembrano identificarsi. A rigore di discorso, in casi di questo genere non si dovrebbe parlare nemmeno di conoscenza, che è giudizio, dunque concetti e dicendo concetti, si debbono intendere asseverazioni sulla base di analisi e sintesi e non identificazione di ogni cosa in una in distinzione che tutto agguagli. Ma siccome questo primo e ingenuo contatto col mondo viene di solito ignorato dove si parla di ‘scienza’ può essere utile averne ameno ricordato l’esistenza. L’intervento del pensiero concettuale con le sue tendenze a distinguere qualità da qualità cosa da cosa, il soggetto dall’oggetto percepito, e quindi ad organizzare il materiale delle percezioni, rappresenta un passaggio necessario per fare di un’intuizione quasi confusa col sentire ,qualcosa di chiarito e comunicabile a se stessi e agli altri, chiarito proprio perché comunicabile. Con questo si viene a far dipendere la conoscenza, che ci era sembrata la conseguenza di un contatto diretto di un soggetto con la natura e la natura stessa, anche dai mezzi culturali che il primo mette all’opera per giudicare di questo rapporto, dunque dalla sua dipendenza dalla società nella quale vive e ne ha ricevuto gli influssi attraverso l’educazione e il continuo rapportarsi con i suoi simili.(Continua…)
Cap.3 del libro:ARTIGIANATO INDUSTRIALE(Creatività artigiana,potenza dell’industria)(di E. Petaccia)
(Estratto dal saggio ARTiGIANATO INDUSTRIALE , di E.Petaccia)
Cap.3:L’artigianato e l’industria
1.3:La macchina nelle azioni strumentali.Possibilità e realtà
Quando dalle azioni della vita comune,dominate da percezioni di ogni genere informate da giudizi,si passa a quelle che osserviamo compiere dalle macchine,colpisce anzitutto la circostanza della possibilità di una esatta previsione del loro decorso. Fin quando ci si limiti all’attività di macchine in sé e per sé,il lavoro si riduce a spostamenti, avvicinamenti e allontanamenti, di corpi, descrivibili con tutta l’esattezza che deriva loro dall’appartenere al regno delle grandezze spaziali, lasciando alle relazioni causa-effetto, dominanti nel mondo naturale,di fare il resto. Questo è il lavoro dal punto di vista della macchina, un fascio di possibili operazioni entro cui si determina la scelta umana verso quelle ritenute utili che diventano effettive.(Continua….)